Un giorno
lessi da qualche parte una semplice frase: ‘’Il segreto è non fare progetti’’. Soltanto provando a seguire
questo anomalo consiglio mi resi conto che l’autore non aveva tutti i torti…
In un attimo allacciai le scarpe da ginnastica, lasciando che
fossero le gambe a fare strada. In realtà avevo già in mente il percorso che mi
sarebbe piaciuto affrontare, però non mi presi sul serio.
Dopo 2 km d’ asfalto, improvvisai precipitandomi in un prato
mai calpestato prima d’allora, inizialmente complimentandomi con me stessa per
il mio spirito avventuriero. Non ci volle molto a far ruzzolare il mio entusiasmo
sotto alla suola delle scarpe, insieme al fango e alle ortiche da cui cercavo
affannosamente di liberarmi.
Fu grazie a questo brusco attacco di rabbia che non
assecondai il desiderio di rinunciare alla mia piccola-grande impresa,
sfrecciando impazientemente nel vicino sentiero.
Un volta raggiunto il fondovalle, iniziai la salita dolcemente
accarezzata dal pigro sole estivo al quale accennai un sorriso, nel vederlo
giocherellare tra gli abeti del bosco d’Aurona.
Mentre la lunga salita cominciava a spianare, un nuovo
orizzonte stava dipingendosi dinanzi a me e senza capacitarmene ero già a metà
discesa: le gambe sembravano impazzire al ricordo di alcune spericolate sciate marzoline
sulle ripide piste del Portavescovo.
L’ascesa da Arabba all’ Altopiano di Cherz sembrava una favoletta…
solo a raccontarla. Continuavo a camminare, convincendomi che le gocce di sudore
salato negli occhi, i crampi nello stomaco, la gola secca, le gambe sempre più
rigide (…) facessero parte dell’avventura, quando vidi innalzarsi il Settsas,
il Sief e infine il mio Col di Lana, cullati dal verde intenso, cosparso di
colori floreali della valle ai loro piedi.
Improvvisamente mi sentii piccolissima, seppur parte dell’immenso.
Corro, apro il
mio cuore; casa è vicina ma vorrei non raggiungerla mai.
Corro, canto, sorrido, mi
perdo; ripenso a quel piccolo segreto: è poesia.
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